martedì 11 aprile 2017

VINCENZO DI MICHELE “CEFALONIA, IO E LA MIA STORIA”


VINCENZO DI MICHELE
 “CEFALONIA, IO E LA MIA STORIA” 


Vincenzo Di Michele - Giovanna Canzano

NOTIZIARIO ADNKRONOS
DIVISE ELMETTI E FUCILI ALLA GIORNATA DELLA STORIA DEDICATA ALLA SRAGE DI CEFALONIA
Un museo con i preziosi cimeli storici e la presenza del generale Antonio Vittiglio, attuale comandante della Divisione Acqui, per la presentazione del nuovo libro di Vincenzo Di Michele all’istituto San Giuseppe Calasanzio.

Domani Martedì 11 aprile in via Cortina D’Ampezzo n. 256 al Teatro dell’Istituto San Giuseppe Calasanzio di Roma, si celebrerà la giornata della storia dedicata al ricordo dei soldati italiani che non son più tornati dall’Isola di Cefalonia. Con storici e cultori in materia, nella mattina si svolgerà l’incontro con gli studenti mentre alle ore 18.00, con la presenza del generale Antonio Vittiglio, comandante in carica della Divisione Acqui, verrà presentato il nuovo romanzo storico di Vincenzo Di Michele Cefalonia, io e la mia storia (editore il Cerchio). Modererà l’incontro il prof. Renzo Santinon, Preside dell’Istituto Calasanzio.
Grazie ai preziosi reperti della Divisione Acqui e di altro materiale trovato sull’isola, proveniente dalle sale storiche della “Caserma Pasquali” dell’Aquila, sarà allestita una mostra museale.
Si tornerà indietro nel tempo, in quel maledetto settembre del 1943 e si ripercorreranno alcune fasi salienti: da quella pacifica, con la canzone Mamma – che i greci avevano scambiato per l’inno italiano – alle divise e agli armamenti dell’epoca, che saranno messi in esposizione, fino al racconto cruento della strage dove i tedeschi falciarono a colpi di fucile i soldati italiani che si erano arresi.
Commenta l’autore: “È una storia vissuta in prima persona, a cominciare dal processo di Alfred Stork, il caporale nazista condannato all’ergastolo per i crimini di Cefalonia, fino all’arringa dell’avv. Marco Zaccaria. Partendo da fatti realmente accaduti, e con nuove testimonianze tra cui reduci e familiari – continua Di Michele – ho ripercorso gli avvenimenti di quei giorni e ho espresso la mia versione su quello che per anni non è mai stato detto intorno all’eccidio di Cefalonia. Deve venire alla luce una scomoda verità che nei fatti consentì a quei pochi sovversivi di prevalere sulla massa dei deboli.
Tra i personaggi menzionati nel libro – conclude Di Michele ripensando a quei momenti così violenti – non ho potuto fare a meno di ricordare la mia maestra, suor Maria Laura Mainetti, la suora di Chiavenna di cui è in corso il processo di beatificazione”.
Parteciperanno gli allievi dell’Accademia Europea Sordi, diretta da Laura Santarelli del Tg1 Rai Lis e l’evento sarà accessibile ai non udenti.

Evento: Martedì 11 aprile ore 18 presso il teatro dell’ Istituto San Giuseppe Calasanzio, via Cortina D’Ampezzo n. 256 - Roma
Contatto per la stampa: info@vincenzodimichele.it








































































































































































































































































Sarina Biraghi – Un segreto di famiglia su un fatto storico, per la verità, poco conosciuto, ricordato in parte, mai definitivamente chiarito. Il “segreto” dello storico e saggista Vincenzo Di Michele è l’attesa della sua famiglia, e così di tante altre, dello zio Clorindo di stanza a Cefalonia nel settembre del 1943.
Di Michele non c’era, ovviamente ma ci porta indietro di oltre 70 anni “Cefalonia, io e la mia storia” (Editore il Cerchio, pag.248), a quel cruento finale di guerra, quando l’esercito italiano, dopo la proclamazione dell’armistizio, si dissolse nel nulla. Di Michele “mette in piazza” i fatti di famiglia e, anzi, come su un palco di teatro, immagina di raccontarli ad una platea che lui stesso provoca e che interviene con domande, vuole approfondire e tenta di interrompere il filo dei ricordi che l’autore, però, non abbandona mai. Forse perché è cresciuto con quei ricordi, con quelle foto in bianco e nero, con quelle lettere che testimoniano la vita e il dolore di madri e padri che hanno aspettato la notizia della morte dei figli, incapaci di rassegnarsi ad un tragico aggettivo: “disperso”. Ed è come se lui stesso avesse vissuto la sofferenza della famiglia, avesse visto le “lacrime di guerra” versate alla ricerca forsennata di un figlio che mai tornerà in patria trucidato su quell’isola della Grecia.
Non racconta di zio Clorindo che scriveva lettere a sua madre Gina e a suo padre Giocondo (bisnonni dell’autore) raccontando mezze verità per non farli soffrire, ma l’autore svela anche alcuni episodi che per anni sono stati tenuti nascosti e legati all’eccidio della divisione Acqui a Cefalonia. Al di là della storia familiare, Di Michele racconta anche di altri ragazzi che come zio Clorindo partirono dalle pendici del Gran Sasso e non tornarono oppure, fatti prigionieri, lottarono fino alla morte per poter tornare a casa e vedere figli che non avevano fatto in tempo a conoscere prima.
Ma soprattutto l’autore, partendo dal contesto familiare racconta il passato del suo Paese e “rivisita” la vicenda storica di Cefalonia, tirando fuori una scomoda verità sulle debolezze del generale Antonio Gandin, l’alto ufficiale che consentì a pochi sovversivi di prevalere sulla massa dei deboli: “Dodicimila soldati italiani tutti obbedienti agli ordini”.
Già lo storico fiorentino Paolo Paoletti nel libro «I traditi di Cefalonia – La vicenda della Divisione Acqui 1943-1944» (Fratelli Frilli, 2003) si era chiesto se fu vera gloria, quella del generale Antonio Gandin, anch’egli abruzzese, comandante della Divisione Acqui trucidata a Cefalonia. La risposta è negativa e dettagliata dal ritrovamento di una lettera negli archivi di Friburgo, che se da un lato esalta il gesto dei soldati della Acqui che in nome del dovere decidono di opporsi armi in pugno ai tedeschi, dall’altra inchioda il loro comandante Gandin che il 14 settembre 1943 scrisse dell’ammutinamento del suo reparto non al Comando supremo italiano ma al tenente colonnello al tenente colonnello Hans Barge, il suo nemico sulla scia dell’armistizio dell’8 settembre.
Insomma, tra autobiografia e storia, Vincenzo Di Michele con il suo ultimo libro “Cefalonia, io e la mia storia”, ci aiuta a conoscere, senza infingimenti, cosa è successo alla fine della II Guerra mondiale, ma soprattutto ci fa “sentire” il dolore delle famiglie dei martiri di Cefalonia, da sempre considerati gli eroi della Resistenza e i salvatori della nuova Patria: “L’Italia antifascista”.
(http://fattiefattoidi.com/blog/2017/04/04/cefalonia-io-e-la-mia-storia/?i=2)

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