Claudio Moffa - Claudio Pace - Giovanna Canzano
Presentazione del libro di
Claudio Moffa
ROMPERE LA GABBIA: sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi
con
SERGIO CESARATTO
NINO GALLONI
LUCIANO PELLICANI
EZIO SCIARRA
CLAUDIO MOFFA
moderatore
CLAUDIO PACE
interventi programmati
FABRIZIO ANTOLINI
MAURO DI SABATINO
CESARE PADOVANI
ANTONIO PIMPINI
GIORGIO ROMANO VITALI
10 GENNAIO 2014, ORE 17
Sala di via Marianna Dionigi 59 (Piazza Cavour) ROMA
Claudio Moffa - Claudio Pace
PRODUTTORI
DI TUTTO IL MONDO
UNITEVI
L’ultimo libro di
Claudio Moffa
PER
ROMPERE LA GABBIA DEL DEBITO …
Giovanna
Canzano
intervista
CLAUDIO
MOFFA
28.12.2013
…“La
Banca centrale deve tornare allo Stato: solo in questo modo l'Italia potrà
diventare
veramente
sovrana sulla propria moneta. In caso contrario Roma guadagnerà qualcosa
giocando
sui rapporti non più fissi con le altre monete europee, e sulla svalutazione
per rilanciare le esportazioni. Ma la vera sovranità, quella che dovrebbe
essere sancita dalla Costituzione come quarto principio e potere fondativo
della Repubblica, è quella che garantisce allo Stato il monopolio dell'
emissione monetaria” ...(Claudio Moffa)
CANZANO
1- Nel suo ultimo libro ci sono molte affermazioni 'forti'. Forse quella di
maggiore impatto è “libera impresa in Stato padrone dell'emissione monetaria”.
Ma lei è diventato liberista?
MOFFA - No, continuo a pensare che il
modello migliore per il nostro paese sia un'economia mista, con alcuni settori
strategici nelle mani dello Stato come è stato fino al 1992. Ma il liberismo va
comunque rideclinato, e anche chi è contro il liberismo deve impegnarsi in
questo senso: bisogna distinguere tra liberismo d'impresa produttiva e
liberismo finanziario. Il primo ha una sua legittimità, tale anche perché
normato e in permanente dialettica con i sindacati e i governi. Il secondo tipo
di liberismo naviga invece nell'assoluto vuoto normativo, è una attività
borderline tra furbizia, truffa, guadagni comunque illeciti: le banche che
accumulano masse di denaro enormi attraverso la riserva frazionaria e l'anatocismo,
i futures, il caso Madoff. Un potere che oggi è non di supporto, ma antagonista
al mondo della produzione, un po' come fotografato da Hobson nella seconda metà
dell'Ottocento. I capitalisti industriali e i produttori dipendenti hanno da
questo punto di vista non dico gli stessi interessi, ma interessi convergenti
nell’azione di contrasto della crisi.
CANZANO 2- Ma c’è questa coscienza nel
mondo imprenditoriale? E non c’è il rischio che l’oggettiva comunanza di
interessi venga strumentalizzata da imprenditori senza scrupoli per indebolire
ancora di più i lavoratori dipendenti?
MOFFA - Un pericolo del genere c’è, ma
la convergenza è oggettiva. In occasione della presentazione del mio libro
all’Università di Teramo, il Presidente della Confindustria locale ha lamentato
la sua delusione dopo il regalo di 149 miliardi di euro alle Banche da parte
della BCE, nel dicembre 2011: ‘finalmente adesso le banche ci daranno crediti
per la ripresa. Ma poi non è stato così, e son rimasto deluso”. Così mi ha
detto, e su una banca di emissione di Stato non ha opposto controargomentazioni
in difesa della ‘libertà’ e dell’ ‘autonomia’ dell’Istituto di emissione. La
libera impresa produttiva non c’entra nulla con il liberismo finanziario, anzi
sono fenomeni opposti e antagonisti..
CANZANO 3- "Produttori di tutto il
mondo unitevi" è uno slogan che campeggiava sullo schermo dell’aula dove
si svolgeva la presentazione del suo libro a Teramo ..
MOFFA - E’ così, è una piccola
provocazione che riassume schematicamente quel che penso e che accompagnava il
mio intervento. La crisi è epocale. Il liberismo finanziario uccide tutto il
mondo della produzione, anche in senso letterale: alle migliaia e migliaia di piccole
e medie imprese che chiudono i battenti, come da reportage RAI di qualche mese fa di Riccardo
Iacona, corrispondono i suicidi di imprenditori e la povertà di milioni di
famiglie italiane. Durante il convegno-presentazione all'Università, su richiesta
di uno dei relatori abbiamo tenuto un minuto di silenzio in piedi a ricordo
degli imprenditori suicidatisi negli ultimi anni. Io ho aggiunto,
"ricordiamo anche i disoccupati" che hanno fatto la stessa fine o che
vivono comune una situazione di miseria gravissima. Il problema è appunto
questo, una sorta di patto tra Produttori contro la crisi e le logiche del
capitale speculativo e bancario, quello che per dirla con Marx "rapina
l'altrui ricchezza già creata".
CANZANO 4- Ma come si fa a vincere una
battaglia contro dei poteri così forti?
MOFFA - Con l’affinamento dell’analisi,
con la memoria storica e con una trasversalità assoluta, sociale - tutti i ceti produttori di ricchezza reale –
etico-religiosa – Islam e Cristianesimo hanno nel loro dna le potenzialità per
collaborare su questo terreno – e politica. La trasversalità è sicuramente l’opzione
fondamentale. Non ha senso richiudersi nel proprio ghetto ideologico e
politico, a fronte di un problema così grave, e quando vediamo che dagli anni
Novanta ad oggi ci sono stati progetti di legge targati con le più disparate
sigle, AN e PRC, IdV e Pdl, Storace e Lega. Nel libro cito come esempio simbolo
un ministro liberale canadese di cui ho appreso l'esistenza da un saggio di
Sergio Cesaratto di due o tre anni fa. William Mackenzie King sosteneva, lui
liberale, che lo Stato deve gestire l'emissione monetaria. Oggi invece la Banca
d'Italia è privata. E io preferisco di gran lunga un liberale alla Mackenzie
che uno di quei noiosi 'marxisti' che pretendono che la crisi scoppiata nel
2008 nelle viscere della Lehman Bank e degli imbrogli finanziari sia una crisi
da sovrapproduzione. Sovrapproduzione o rarefazione della moneta?
CANZANO 5- E' per sostenere la
trasversalità, che lei teorizza una continuità tra fascismo e repubblica per
quel che attiene alla sovranità monetaria?
MOFFA - Non mi sognerei mai di piegare i
fatti - e un fatto di questa portata - a esigenze 'politiche' sia pure
emergenziali. E tuttavia, premesso che la storia dell'emissione monetaria in Italia
è una grotta oscura e profonda - stiamo parlando di storia delle banche - e io
mi ci sono addentrato per pochi passi, la continuità è un dato di fatto. E'
accaduto con la Banca d'Italia quel che era successo all'AGIP, il carrozzone
fascista che il liberista Bonomi voleva far chiudere a Mattei, e che Mattei
salvò facendo sponda sul governo Parri. Nel mio libro non cito solo uno
studioso che sostiene questa tesi - Puccini - ma anche un vecchio libro della
Savelli, la casa editrice di estrema sinistra degli anni Settanta, nel quale
uno studioso marxista dell'epoca spende parole sostanzialmente positive per
l'opzione mussoliniana del 1936. Ed erano gli anni Settanta. La trasversalità
dunque non è da giustificare con l’invenzione o la forzatura della storia, ma è
giustificata dalla Storia, anche se è indigesta a quei ‘compagni’ e ‘camerati’
fermi nel culto di un passato che non esiste più.
CANZANO 6- Camerati e compagni? In
realtà mi pare che anche un intellettuale centrista come Paolo Mieli ha
criticato recentemente destra e sinistra per la perdita delle loro identità,
lamentando la confusione tra la gente.
MOFFA - Sì ho sentito anch’io
quell’intervento a Omnibus, e l’ho trovato curioso, perché negli anni Novanta
fu proprio Mieli a portare alla luce i momenti di convergenza e alleanza tra
repubblichini di Salò e partigiani comunisti. Era, se ricordo bene l'epoca di
Fiuggi, ma quella di oggi mi sembra lo stesso un’analisi parziale rispetto
all’epoca che stiamo vivendo, la dittatura del capitale finanziario e bancario
sulla sfera produttiva. Mieli ultimamente è venuto un paio di volte a Teramo,
una volta per parlare della falsificazione della storia col sindaco Brucchi:
peccato che io stavo a Roma, mi sarebbe piaciuto ascoltarlo. Comunque, tornando
a Omnibus, oggi come oggi bisogna seguire il Mieli degli anni Novanta.
Trasversalità sociale tra produttori, e politica tra destra e sinistra. La
fabbrica Trombari dei primi anni Settanta su cui ironizzava Ivan Della Mea, con
l'imprenditore ex partigiano pronto a sparare sugli operai in sciopero, non
esiste più nemmeno come parto della fantasia artistica di quel cantautore: è
morta con la crisi, come tante altre. Occorre convergenza e trasversalità. Sui
contenuti, cioè il ripristino della sovranità monetaria, il debito e il
cruciale nodo dell' Europa, questa Europa delle banche e delle finanze.
CANZANO 7- Lei non si pronuncia pro o
contro l'uscita dall'euro. Perché?
MOFFA - Essenzialmente per due motivi:
perché come politologo internazionalista mi sono reso conto che le monete
transnazionali hanno un peso e una importanza riconosciuta a suo tempo, in
alternativa al dollaro, da paesi come la Libia, la Siria, l'Iran. E soprattutto
perché uscire dall'euro può diventare una mera operazione di depistaggio della
rabbia popolare, se a questa misura, assolutamente legittima ove non ci siano
alternative, non se ne accompagna un'altra, e cioè il ritorno in mani pubbliche
della Banca d'Italia. La Banca centrale deve tornare allo Stato: solo in questo
modo l'Italia potrà diventare veramente sovrana sulla propria moneta. In caso
contrario Roma guadagnerà qualcosa giocando sui rapporti non più fissi con le
altre monete europee, e sulla svalutazione per rilanciare le esportazioni. Ma
la vera sovranità, quella che dovrebbe essere sancita dalla Costituzione come
quarto principio e potere fondativo della Repubblica, è quella che garantisce
allo Stato il monopolio dell' emissione monetaria.
CANZANO 8- Solo rinazionalizzando la
Banca d’Italia lo Stato puo’ tornare sovrano sulla moneta?
MOFFA - Le vie sono in realtà tre:
rinazionalizzazione della Banca d’Italia, un nuovo Istituto centrale
d’emissione monetaria, oppure biglietti
di stato di corso legale stampati dalla Zecca, sotto il controllo del Ministero
del Tesoro. Negli ultimi due casi la Banca d’Italia resta privata, ma diventa
una grande Banca come tutte le altre, senza cioè potere di signoraggio. La
terza opzione è quella più semplice tecnicamente, ma più difficile
politicamente. Ma qui interviene l’altro punto di forza da recuperare per
affrontare la difficile battaglia, la memoria storica.
CANZANO 9- Nel suo libro in effetti lei
pubblica documenti di epoca romana, medievale e moderna…
MOFFA - Sì, quel capitolo serve a
comprendere soprattutto che se fosse vero come pochi ormai sostengono che
l’emissione monetaria non da’ reddito, non si capisce perché il suo controllo
abbia dato origine a conflitti continui nel corso della storia. Ma qui mi
riferisco alla memoria più recente: trovo incredibile che molti sostenitori
della sovranità monetaria non citino mai il 1992 come una svolta storica
cruciale e deleteria del nostro paese, il vero punto di rottura dopo il 1936. In
quell’anno – che è anche l’anno del panfilo Britannia, Amato nazionalizzò
l’industria di Stato, e dunque l’IRI e dunque le BIN, le banche di interesse
nazionale azioniste della Banca d’Italia. In questo modo surrettizio è stata
privatizzata la Banca centrale. Invece a destra e a sinistra si tende a non
ricordare la svolta: a destra, perché per i nostalgici del fascismo l’Italia
ebbe sovranità monetaria solo fino alla fine della guerra; a sinistra perché i
postcomunisti di Occhetto avevano trasformato il vecchio PCI in sinistra
finanziaria e sono stati corresponsabili della distruzione di tutto quanto
costruito in precedenza, ivi compresa privatizzazione dell’industria di Stato.
CANZANO 10- Una memoria negativa. Ma
questa memoria ha però anche un risvolto positivo: e cioè che chi chiede la
sovranità monetaria non sta proponendo fantasticherie impossibili, perché la
svolta è relativamente recente …
MOFFA - Giustissimo, è proprio quello
che io sostengo. La sovranità monetaria ha una storia in Italia, persino nella
versione radicale dell’emissione diretta da parte dello Stato: in epoca
monarchica, fascista e repubblicana, la Zecca ha stampato direttamente
biglietti di stato a corso legale. Gli
ultimi sono stati le 500 lire degli anni Settanta. Dunque non si sta proponendo
di andare sulla luna, ma di riflettere sulle esperienze già vissute,
rielaborandole e migliorandole. E anche sul debito il discorso è lo stesso: sì
il debito è alla fine una truffa, perché connesso alla mancanza di potere di
emissione monetaria da parte dello Stato, perché gravato da immorale anatocismo,
ma allora si può recuperare il discorso che fu dei paesi in via di sviluppo
degli anni Ottanta, ‘rinegoziare’ il debito. Si possono trovare alleati nel
mondo cristiano e musulmano, entrambi con alle spalle una tradizione
antiusuraria su cui riflettere e da aggiornare. Solo così si riesce a diventare
maggioranza. E beninteso, di nuovo, io non piego la lettura storica
all’emergenza di oggi, ma semplicemente
la recupero per capire meglio le radici della realtà che viviamo, e per
contribuire alla sua trasformazione. E’ un approccio non solo utile, ma indispensabile:
la storia è dalla nostra parte.
g.canzano@giovannacanzano.it
338.3275925
Giovanna
Canzano - © - 2013

LA MEMORIA PERDUTA DEL 1992
Il 2 giugno 1992 il Panfilo Britannia, ancorato al largo di Civitavecchia, ospitò banchieri, finanzieri e funzionari dello Stato italiano per un ‘seminario sulle privatizzazioni’. Un affronto alla dignità dell’Italia nel giorno della sua festa nazionale, reso ancora più grave dal concomitante svolgimento di una esercitazione militare della corazzata inglese Battleaxe.
In questo clima, con un parlamento delegittimato dalla campagna mediatico-giudiziaria “Operazione mani pulite”, l’11 luglio 1992 il governo Amato privatizzava l’industria di Stato italiana. A settembre George Soros svalutava la lira, favorendo una vendita al ribasso del patrimonio pubblico nazionale. Si implementava così la base strutturale economica di Tangentopoli, una ‘rivoluzione’ che era andata ben al di là della lotta alla corruzione politica, e persino di una reazione internazionale al ‘caso Sigonella’. Il danno subito dall’economia italiana fu enorme, anche perché la privatizzazione dell’IRI e delle sue BIN - Banche di Interesse Nazionale, trascinò con sé quella della Banca d’Italia, fino allora di nome e di fatto ente di diritto pubblico.
In questo modo surrettizio L’Italia perse – già allora, 8 anni prima dell’ingresso nell’eurozona – la propria sovranità monetaria e il connesso reddito da signoraggio, che passò in mani private come disvelò nel 2004 Famiglia Cristiana. Il Debito – già in crescita dopo il ‘divorzio’ extra-legem tra Tesoro e Banca d’Italia con la famosa lettera del 1981 di Andreatta al governatore Ciampi – continuò a aumentare a dismisura, finendo ingabbiato nelle maglie diaboliche dell’Unione Europea e della BCE, previste e votate dal parlamento quasi all’unanimità ancora nel 1992, l’anno, anche, del Trattato di Maastricht.
IL 1992 E’ UN ANNO CHIAVE DELLA STORIA ITALIANA, E LA SUA MEMORIA VA RECUPERATA PER MEGLIO CAPIRE COME USCIRE OGGI DALLA TERRIBILE CRISI che - mentre le borse festeggiano i loro guadagni 2013 e le banche private intascano a proprio esclusivo profitto i finanziamenti della BCE - sta gettando nella miseria centinaia di migliaia di famiglie italiane, sta chiudendo decine di migliaia di aziende colpendo a morte la PRODUZIONE DI RICCHEZZA REALE DEL NOSTRO PAESE —
Claudio Moffa LA SVOLTA DIETRO L'ANGOLO ...", battuta vecchia di mesi ... e comunque: MA QUALE SVOLTA? NEL 1992 LO STATO ITALIANO E' STATO DERUBATO DEL POTERE DI EMISSIONE MONETARIA E DUNQUE DEL REDDITO DA EMISSIONE MONETARIA, REDDITO RICONOSCIUTO ORMAI COME ASSOLUTAMENTE ESISTENTE DALLA STESSA BANCA D'ITALIA. SE NON SI COMPIE OGGI IL CAMMINO INVERSO, IL RISCHIO E' DI FINIRE COME LA GRECIA ... Come dice Maurice Allais, premio Nobel dell'economia 1988: "La creazione di moneta deve essere di competenza dello Stato e dello Stato soltanto. Tutta la creazione eccedente la creazione di moneta eccedente la quantità di base da parte della Banca centrale deve essere resa impossibile, in maniera tale che
Nino Galloni - Claudio Pace - Sergio Cesaratto
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Enzo Sciarra - Claudio Pace - Nino Galloni
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Guglielmo Quagliarotti - Claudio Moffa
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